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Notturno etneo

1992

Franco Sciacca

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In questo notturno etneo c’è tutta la vibrante passione del maestro Sciacca per i paesaggi siciliani, per la civiltà contadina, con i suoi valori le sue tradizioni il suo attaccamento alla terra e alla dignità del lavoro. Nelle sue opere sembrano rivivere le atmosfere di tante novelle di Verga e dei versi di Quasimodo, di quella Sicilia contadina piena di contrasti e di forze primordiali (notte, fuoco, sole, terra, vento, acqua) che si alternano in una «dialettica che ai suoi estremi ha il lavoro e la quiete, le ore colme del meriggio e quelle precarie, trascoloranti, abbrividenti dei tramonti e dei mutamenti atmosferici» (Cit. Antonio di Grado).

La composizione nasce da un’intensa ricerca cromatica fatta di piccoli tratti di luce e colore- che oggi forse meno si apprezzano per via di un lieve deterioramento della superfice pittorica- e che trova forza nello scorcio prospettico che da un primo piano di forme definite (i grappoli di uva) si perde nell’intuizione delle forme fino alla cima innevata del vulcano.